La V edizione di “Chicchi, riso e uva di Sicilia” è stata un’edizione intrigante che ha visto ai fornelli 5 chef, sicuramente pieni di creatività, i quali hanno reinterpretato l’arancino in versione gourmet.
A Valverde, nel Catanese, nello splendido scenario della Masseria Carminello, si è respirata da subito l’estrosità, l’arte e la buona cucina, grazie anche ai suoi ideatori, Giovanni Samperi e Antonio Rosano, che ogni anno organizzano questa manifestazione con un tema preciso. Per il 2019 il messaggio è stato “No a razzismo e odio sociale. Sì a pace, condivisione e integrazione”. Infatti, gli ospiti sono stati deliziati dall’entrée rappresentato dall’arancino “Punti di vista”, realizzato dagli chef del ristorante, Samuel Paternò e Rosario Terranova: un’esplosione di sensazioni, data dall’agrodolce della caponata nera (piatto che è tra i cavalli di battaglia di Masseria Carminello, ndr), dalle scaglie di mandorle e di pinoli. Questa preparazione sposa in pieno il loro messaggio, frutto delle varie dominazioni che ci sono state in Sicilia.
Notte magica scandita dalla frizzante conduzione di Valentina Grippaldi e del nostro direttore, Antonio Iacona. La serata, per nulla monotona, è stata impreziosita dalla presenza della fast painting Laura Calafiore, che in soli 5 minuti ballando e pennellando ha realizzato un quadro raffigurante il volto di Charlie Chaplin, lasciando il pubblico esterrefatto.
Gli arancini gourmet erano accompagnati da vini provenienti da cantine siciliane e commentati dalla sommelier Maria Grazia Barbagallo, delegata Ais Catania e responsabile della didattica Ais Sicilia. Sono arrivati in tavola uno spumante Nero Luce (Cantine Principi di Butera), un bianco 2018 Azisa (Zisola), un rosato 2018 Etna (Terra Costantino), un rosso 2016 Cerasuolo (Valle delle Ferle), un rosso 2014 Alicante (Tenuta Incarrozza).
Ad aprire le danze degli chef coinvolti è stato l’Arancino in crosta al nero di seppia con melanzane affumicate e mozzarella di Bufala, realizzato dal giovane chef stellato, Alessandro Ingiulla, prima stella Michelin di Catania con il suo ristorante “Sapio”. Alessandro Ingiulla ha scommesso su se stesso e sulla sua passione, che ha trasformato in una vera e propria arte. La panure dell’arancino, intrisa dal nero delle seppie, ricordava la nostra terra vulcanica.
Seconda preparazione della serata: “Chicchiricchi fa l’arancino”, preparato dallo chef Salvatore Vicari. Intervistato per il nostro Magazine, ci ha rivelato che “quando ha ideato questo arancino è andato indietro nel passato e ha ricordato quando da ragazzino veniva inebriato dall’odore proveniente da un girarrosto che preparava dei polli allo spiedo buonissimi, tanto che oggi il solo ricordo mi fa venire l’acquolina in bocca”. Arancino con crema e pezzettini di pollo arrosto e patate, servito su un letto di pop corn aromatizzati con gli aromi del suo orto, sesamo tostato di Palazzolo Acreide. Una delizia del palato per i buongustai.
Unica presenza femminile, la chef stellata Cristina Bowerman, che vanta numerosi titoli, ma a un certo punto della sua vita ha scelto una delle sue passioni: la cucina. Ha presentato ai numerosi ospiti un arancino dal sapore tipicamente mediterraneo , riscuotendo un notevole consenso. Ai nostri microfoni ha detto: “In cucina amo le contaminazioni perché l’arricchiscono, ma quando si tratta di pasta e riso mi piace mantenere la tradizione culinaria italiana. Per questo motivo ho ideato l’Arancino Roma-Catania, che esprime al meglio i nostri sapori e tradizioni”. Nella nostra intervista, le abbiamo chiesto dove utilizzerebbe il fiore principe del nostro territorio, la zagara. Ha risposto che l’aggiungerebbe a un’insalata o in una pasta fredda. Ottima chef, ma anche brava comunicatrice.
Chef affezionato dell’evento è Giuseppe Raciti, che da buongustaio, amante della pasta alla carbonara ha presentato l’Arancino alla carbonara di tartufo. Una commistione di sapori e odori degni di nota. Gli abbiamo chiesto come mai avesse utilizzato il pecorino romano nella sua preparazione e ci ha detto “perché è molto più delicato del nostro e, quindi, meglio si sposava con questa preparazione, diversamente si sarebbero coperti tutti i sapori”.
Ma lo chef stellato anarchico per eccellenza e poco democratico è stato Giuliano Baldessari , che ha spiazzato tutti con la sua preparazione. Infatti, ha realizzato un panettone che ha battezzato “Levitata”, fatto con lievito madre e la “famosa” rugiada di San Giovanni, impreziosita da uvetta Zibibbo. Inoltre, ci ha detto che “ogni anno si reca personalmente in montagna per raccoglierla dalle foglie più grandi”: SUPERLATIVA! Come tutta la serata di questa splendida V edizione.
(Foto: Brunella Bonaccorsi).