Da poco più di una settimana è calato il sipario sulla seconda edizione della rassegna NOT dedicata ai vini naturali detti “franchi”, organizzata da Franco Virga, Stefania Milano, Manuela Laiacona e Giovanni Gagliardi. Si tratta di una tipologia di vino ancora poco diffusa per essere richiesta dai consumatori ma già abbastanza nota tra gli operatori di settore che ne apprezzano l’assenza di contaminazioni e interferenze (da cui il nome NOT che indica la negazione di modifiche e le alterazioni operate sul mosto dai produttori). A bocce ferme, dicevamo, è arrivato il momento di tirare le somme su questa edizione che ha avuto un grande slancio rispetto alla “numero zero”, non solo per l’aumento dei produttori presenti, divenuti ben 130, ma anche per l’attenzione destata nel pubblico che ha riempito per tre giorni, dal 18 al 20 gennaio, gli ampi locali dei Cantieri Culturali alla Zisa, designato ormai perfetto quartier generale della manifestazione a Palermo. Una tre giorni intensa trascorsa tra masterclass, convegni, incontri e tavole rotonde, intervallate dalle degustazioni ai banchi d’assaggio il cui valore aggiunto è dato dalla presenza dei produttori pronti a raccontare con entusiasmo sé stessi e la propria passione prima ancora che i propri vini. Tante storie diverse legate da un unico comune denominatore: il vino e la sua autenticità. Tra le molte coinvolgenti occasioni di approfondimento sull’ampio tema del vino naturale trattato nelle sue infinite sfaccettature, a colpirci è stata, sicuramente, l’intervista di Sandro Sangiorgi, giornalista, scrittore ed enogastronomo italiano, fondatore della casa editrice Porthos Edizioni e dell’Associazione Porthos, a Franco Giacosa che ha aiutato a ripercorrere le tappe salienti della sua carriera.
Una storia che sorprende quella di Giacosa, 74 anni a breve, trascorsi a vivere la propria vita rivestendo incarichi di prestigio, tutti legati, a doppio filo, al mondo enologico. Enologo con l’anima da imprenditore, Giacosa non ha potuto (né voluto) evitare che la propria vita si incrociasse con grandi aziende vitivinicole di cui è stato a capo per poi intraprendere una rotta totalmente diversa pur restando nel mondo del vino. Un excursus intenso, a tratti emozionante, volto a spiegare come Giacosa sia passato dall’essere a capo della storica azienda siciliana Duca di Salaparuta del gruppo Vini Corvo prima e della Zonin poi, entrambi colossi del mondo enologico, fino ad essere, oggi, spinto dalla passione, più matura e consapevole, per i vini naturali, consulente di Angiolino Maule produttore di vini naturali e fondatore di “VinNatur”, progetto nato nel 2006 che raggruppa 130 piccole aziende.
“Nella vita avvengono cambiamenti irreversibili dopo i quali è impossibile tornare indietro. È ciò che mi è successo quando ho abbandonato la logica egoistica dettata dal consumismo che pretende che ognuno raggiunga l’apice del successo conquistando i benefit ad esso connessi e ho cominciato a ragionare in base a ciò che ritenevo giusto ed etico – spiega Giacosa. – Mi sono avvicinato ai vini naturali perché chi li produce ha a cuore la vita del vino sin dalla nascita e, quindi, cerca di intervenire il meno possibile per non alterarne la natura in modo che sia davvero in grado di “restituire” il territorio in cui nasce”.
In merito ai vini naturali ci spiega: “Nel tempo l’evoluzione ha fatto sì che rispetto ai vini perfetti ed irreprensibili “bianco carta” siano stati tollerati prima ed apprezzati poi, anche “vini non convenzionali” anche se, spesso, si è commesso l’errore di credere che il vino naturale sia naturalmente affetto da difetti. Non è così. Un vino naturale non deve avere difetti proprio come tutti gli altri vini. Quando ho smesso di occuparmi di vino l’ho fatto perché mi sono accorto che spesso questo mondo si allontana dall’etica e dalla spiritualità. Sentivo il bisogno, e lo sento ancora oggi, di approfondire alcuni temi più profondi legati all’antroposofia e sento che, a seconda del periodo di vita che viviamo, cambiano le esigenze e cambia anche la tipologia di persone che incontriamo e che sono in grado di darci ciò di cui abbiamo bisogno. Penso che l’incontro con Maule sia stato uno di questi. Dobbiamo smettere di pensare egoisticamente preoccupandoci di ciò che lasceremo agli altri. Il vino naturale è prodotto proprio da persone che tengono conto di tutti questi elementi. Se ben fatto crea dipendenza come è successo a me” conclude ironicamente.