Vini che hanno scritto la recente storia enologica del Sud Italia: è con queste parole che l’autorevole firma americana descrive il Torre Testa 2016, lo Jaddico 2015 e il Visellio 2016, premiandoli con rating al vertice della piramide della qualità. Luigi Rubino: “Crediamo nel territorio e nei processi produttivi che colgono in pieno le potenzialità di una viticoltura attenta e rigorosa, centrata sui nostri vitigni di tradizione. I vini ne sono il risultato emblematico”.
Col suo ultimo reportage su The Wine Advocate, Monica Larner, tra le più autorevoli firme internazionali del giornalismo enologico, ha raccontato la Puglia del vino di qualità, conferendo a Tenute Rubino una posizione di prestigio assoluto. Sono ben tre, infatti, i vini premiati con oltre 91 punti dalla giornalista, a partire dal Cru Torre Testa. Il capofila del Progetto Susumaniello di Luigi Rubino ha ricevuto un rating di 93/100: il massimo punteggio assegnato dalla critica americana nel suo speciale sui vini pugliesi, confermando il valore della filosofia produttiva di un’azienda che, fin dall’inizio, ha creduto nella valorizzazione dei vitigni autoctoni del proprio territorio, l’agro di Brindisi, caratterizzato dallo strettissimo rapporto col mar Adriatico. Valori incarnati in modo esemplare anche dallo Jaddico 2015, blend di Negroamaro e Sumaniello a cui Monica Larner ha assegnato ben 91 punti; gli stessi del Visellio 2016, Primitivo in purezza che richiama nel suo nome l’antico proprietario del fundus dove, in epoca romana, venivano prodotte le anfore che avrebbero distribuito il vino pugliese in gran parte del bacino del Mediterraneo. Di ogni etichetta, l’autrice ha apprezzato anche l’eccellente longevità, frutto di alcune delle annate migliori per l’azienda e la regione pugliese.
Nello specifico, Monica Larner si espressa sul Torre Testa con le seguenti parole:
“Questo è il vino di punta di Tenute Rubino. Il Susumaniello Torre Testa 2016 è meravigliosamente maturo e pienamente corposo, con spessi strati di prugna, mora secca e un tocco di torta al rum, il tutto fortificato con un contenuto alcolico del 15,5%. Invecchiato in barrique per 11 mesi, è un ottimo vino per una ricetta di risotti invernali, con zucca e taleggio. Torre Testa ha fatto la storia nel Sud Italia, come una delle prime espressioni internazionalmente riconosciute dell’uva Susumaniello, e in questo vino ottiene un fascino corposo con molte fibre mature e fruttate da avvolgere il palato (drink date 2019-2025).”
Sullo Jaddico:
“Un blend 70% Negroamaro e 30% Susumaniello, il Tenute Rubino 2015 Brindisi Riserva Jaddico rivela una nota marcata e potente di aromi di frutta nera. C’è tutta la ricchezza del Sud Italia in questo vino, da abbinare a pane tostato con paté di fegatini. Grazie ai 10 mesi di affinamento in barrique, questo vino offre anche piacevoli note speziate e di tabacco. Questo è un autentico vino pugliese con un approccio internazionale (drink date 2019-2024).”
E sul Visellio:
“Questo è il vino più potente e corposo di questa campionatura di Tenute Rubino. Primitivo Visellio 2016 è un vino profondamente saturo, potente e succulento. Si spinge in avanti con uno slancio inconfondibile grazie alla sua componente alcolica del 15,5% e alla struttura così intensa del suo frutto nero. Tabacco, spezie da barbecue e mesquite, creano piacevoli note aromatiche in questo vino che ben si sposa con bistecca e patate. Affina in barrique per nove mesi.”
“Siamo molto orgogliosi – dichiara Luigi Rubino, patron dell’azienda di Brindisi – degli ultimi punteggi assegnati da Monica Larner e pubblicati su The Wine Advocate, una delle riviste internazionali più prestigiose del mondo del vino. Nelle sue pagine, infatti, superano i 90 punti solo quei vini che, in fase di degustazione, rivelano delle caratteristiche di eccezionale complessità e carattere. Questa, è l’ennesima conferma di come il nostro territorio sia espressione di grandi vitigni autoctoni come Primitivo, Negroamaro e Susumaniello, varietà, quest’ultima, del cui recupero siamo stati gli indiscussi protagonisti, dopo che negli anni ’90 alcune politiche produttive avevano rischiato di farne perdere le tracce. Abbiamo creduto nelle potenzialità di una viticoltura attenta alla qualità e rigorosa, centrata sui vitigni della nostra tradizione. Grazie a un lungo lavoro quotidiano, il Susumaniello è così passato dall’oblio a varcare le soglie dell’eccellenza, dando un nuovo corso all’enologia di qualità della nostra straordinaria regione.”