Ci sono luoghi che rimangono nel cuore per sempre, che ti regalano tante di quelle emozioni che sarà difficile dimenticarle. E allora, perché non continuare a visitarli? Nuove avventure, nuove esperienze ci attendono, l’estate è ormai arrivata! Ho sempre amato le isole siciliane: Lampedusa, Pantelleria, Levanzo, Ustica, le Eolie. Ogni isola offre un paesaggio diverso e, a seconda delle necessità del momento, la scelta non sarà difficile. Se si ama il mare caraibico, Lampedusa è il luogo giusto, Pantelleria si mostra con alte scogliere, ma è anche il regno del Passito di Pantelleria, Levanzo è il posto giusto per isolarsi dal mondo, Ustica è il paradiso dei subacquei, le isole Eolie terre della Malvasia oltre che delle acque limpide e cristalline. Difficile dire quale, delle sette sorelle eoliane, è quella più intrigante, diverse come sono fra loro, ma con un comune denominatore: la bellezza ancora incontaminata. Si può scoprire Alicudi, l’isola più taciturna e selvaggia, o l’isola più movimentata Lipari, vivere le emozioni vibranti del vulcano sempre attivo Stromboli, o cullarsi tra le acque turchesi di Filicudi, trascorrere una giornata termale a Vulcano oppure perdersi in mezzo ai vigneti di Salina.
La prima esperienza eoliana risale a qualche lustro addietro, quando con gli amici la meta estiva era assolutamente Panarea. Da Portorosa in barca si raggiungevano le Isole Eolie e la sosta nella piccola isola rappresentava l’estate. Vivace, mondana, certamente, quella più adatta allo spirito giovanile di quel tempo, offriva svaghi e divertimenti a un turismo giovane e spensierato. Gli anni, ahimè, passano così come gli interessi, e quella vivacità eccitante di allora ha ceduto il testimone ad altre passioni, ad altre mete.
Tutte le Eolie hanno un fascino particolare, ma quella che mi ha più incuriosito in questi anni è stata Salina. L’incontro con la perla verde del Mediterraneo è stato del tutto casuale: circa nove anni addietro l’evento “Cantine Aperte”, ma anche, a seguito della grande passione per il mondo vinicolo, mi portò a visitare alcune realtà enoiche dell’isola. Avevo sentito tanto parlare della famosa cantina di Carlo Hauner e quindi la prima tappa non poté essere che quella. Ebbi subito la sensazione che quel luogo mi avrebbe regalato tante emozioni, quel piccolo territorio ricco di fitti vigneti ammaliava la mia curiosità. Qualche mese prima, durante una degustazione tecnica di Malvasie, avevo avuto modo di centellinare il vino del produttore Nino Caravaglio. Ero rimasta incantata, o meglio estasiata, dalle sensazioni che quel calice mi aveva trasmesso: non si trattava della solita Malvasia… in quel calice c’era la passione, c’era il territorio! Fu così che ripresi a frequentare le Isole Eolie, ma stavolta sotto un altro aspetto. L’accoglienza del produttore fu calorosa, ma credo che questo sia tipico del popolo siciliano; egli mi accompagnò tra i vigneti sparsi nell’isola, mi affascinò con il racconto della raccolta dei capperi (altro fiore all’occhiello di Salina) e catturò la mia attenzione offrendomi il suo nuovo vino: la Malvasia secca. Non avevo incontrato ancora nella mia breve ma intensa esperienza di sommelier un tale nettare. Già solo il nome me lo avrebbe fatto amare quel vino e così, aspettando il tramonto sul terrazzo della cantina, incontrai quello che posso definire oggi il mio preferito fra i vini bianchi siciliani: l’Infatata. Da allora continuo di tanto in tanto a frequentare le Isole Eolie, e soprattutto Salina, soffermandomi sempre, dopo una giornata di mare, a sorbire un aperitivo nella meravigliosa terrazza di casa Caravaglio. Quest’anno le vacanze estive saranno mirate soprattutto ad esplorare il nostro Paese; e allora perché non fare tappa in questi paradisi?