Chissà che cosa deve aver pensato quando ha sentito il suo nome chiamato al microfono, amplificato da quel paesaggio che ben conosce: la sua città, Castellammare del Golfo, la villa comunale dove forse avrà giocato da bambina, e quel porticciolo turistico che migliaia di occhi attrae ogni anno per selfie e foto ricordo. Oggi Mariangela Magaddino ha 33 anni e ha appena ricevuto il riconoscimento, nei giorni scorsi, di miglior enologo emergente, nell’ambito della 8^ edizione del Premio Mediterraneo Packaging. Un premio, targato Auroflex (sponsor dell’evento) inaspettato per lei, ma certo meritato, visti i risultati che sta ottenendo nell’azienda agricola di famiglia, Magaddino Vini, proprio di Castellammare del Golfo (Trapani) e vista la tanta gavetta che ha fatto.
L’abbiamo intervistata subito dopo la premiazione, mentre ancora riceveva i complimenti del numeroso pubblico presente alla villa comunale, dove il premio si è svolto l’8 agosto scorso. Nei suoi occhi, ancora l’emozione viva che poco prima traspariva anche dalla sua voce. Era emozionata, è vero, ma come sono emozionanti i vini che riesce a produrre in cantina.
“Il progetto – ci ha raccontato – è nato nel 2016, anche se la mia passione per il vino è iniziata quando avevo 17 anni. Dissi a mio padre, Angelo, che volevo fare la sommelier, ma nei suoi sogni per me c’era l’università. Così ho subito indirizzato i miei studi verso l’enologia e, dopo aver completato studio ed esami, sono partita per la Nuova Zelanda. Lì non c’era parità di sesso, mi dicevano i miei amici che avevano fatto esperienze, e così avrei potuto sporcarmi le mani in cantina, come tutti gli altri. Infatti, una volta sbarcata, ho subito rivelato di voler fare il cantiniere, e così è stato. Ho capito che cosa fosse il duro lavoro – ha continuato Mariangela – e cosa significasse dare un volto a ciò che si produceva”.
Adesso, 2020, Mariangela quel volto lo dà ai vini di famiglia. “Sono molto soddisfatta di questo premio, che va al progetto iniziato con i miei fratelli nel 2016 ma in una famiglia che ha questa azienda da ben tre generazioni. Oggi conta 70 ettari e ha sempre puntato sui vitigni del territorio come il Grillo e il Catarratto, poi il Nero d’Avola e, nel 2018, anche lo Zibibbo. Da quando abbiamo lanciato il nostro progetto sono arrivati molti riconoscimenti e medaglie da concorsi internazionali. Nei vini che curo cerco di trasmettere tutta la mia passione per il mio paese, il mio territorio, la mia gente, il tutto condito con le tradizioni della mia Sicilia e della mia famiglia. Progetti per il futuro? Vorrei curare anche gli aspetti del marketing, ma senza trascurare l’enologia”.
Ma il vino si può davvero raccontare?, si era chiesta da ragazzina Mariangela Magaddino. Oggi crediamo che sia riuscita a darsi una risposta soddisfacente…