Già dal menu si scopre una cucina che fa emozionare e fa viaggiare, supportata da un’ampia e curata cantina. Un’esperienza da provare.
Lampedusa non ha mai perso il suo fascino di isola di confine, di estrema porta d’Italia e d’Europa, nonostante le difficoltà di questi ultimi anni ed una certa indifferenza della politica internazionale. Noi ce la teniamo stretta, come scrigno dalle mille meraviglie nascoste, anche enogastronomiche, oltre che naturalistiche, come testimoniano alcune storiche attività ristorative dell’isola.
È il caso della cucina di Giovanna Billeci, chef e patron, assieme al marito Giuseppe Costa, del Cavalluccio Marino, ristorante e hotel che si affacciano sulla splendida Baia di Cala Croce. Da molti anni i due ristoratori e imprenditori siciliani accolgono gli ospiti nella loro struttura, facendo vivere un’esperienza culinaria unica, fra piatti ricercati e un’ottima selezione di vini provenienti da tutto il mondo.
Mare e umanità si fondono in questo luogo, magia e fascino sono elementi persistenti, che dispensano emozioni uniche a turisti e visitatori. In tale contesto, assaporare la cucina di Giovanna significa immergersi in un’esperienza culinaria unica, fra odori e sapori in un perfetto equilibrio gustativo che incanta naso e palato. Giovanna è entrata in cucina negli anni ’70, da piccola, quando la regina della cucina era sua mamma, la signora Angelina, e da lei ha imparato a cucinare secondo tradizione, esaltando il pesce appena pescato che il Mar Mediterraneo offriva. Da allora, la sua curiosità l’ha spinta oltre, ha viaggiato, ha assaporato nuovi ingredienti, materie prime di prim’ordine, e oggi la sua è una cucina senza confini che include profumi e sapori di tutte le parti del mondo. Già alla lettura del menu, dai nomi dei piatti traspare la passione che Giovanna esprime nel suo lavoro e la cura nei dettagli. Al Cavalluccio Marino, così, è normale gustare la cernia freschissima con l’avocado, o gli scampi con il foie gras o ancora il cannolo di pesce spada con carote e riduzione al balsamico, magari abbinati a un bianco francese o a un metodo classico giapponese a base di riso fermentato, avendo sempre cura di bilanciare i singoli sapori. Fra gli antipasti, da provare le “Note di rosso”, una millefoglie di triglie, spuma di mandorle di Avola e affumicatura d’alloro. I primi superbi, come il “Tres chic”, degli gnocchi rosa, crema di mozzarella e battuto di scampi crudi o il “Prestige”, un risotto allo champagne, crudo di gamberi rossi di Mazara e caviale, conquistano il palato. Fra i secondi indimenticabili, la “Ghiotta… variazioni sul tema”, una zuppa di cozze, calamari e gamberi in crosta di sfoglia o il “Lungo viaggio”, un dentice su crema di formaggio francese, salsa di datteri, salsa di basilico e olio al tartufo. Non sono da meno i dessert, dove si conferma la professionalità di Giovanna, come il “Divertimento op. 1”, un gelato alla cannella, cotto di carrube e croccante di lenticchie, servito in abbinamento ai migliori passiti di Sicilia. Del resto, ad ogni piatto Giuseppe Costa propone l’abbinamento perfetto con le 700 referenze della sua cantina. Il menù del Cavalluccio Marino, dunque, ha l’aspetto di una scatola cinese: è un viaggio nel viaggio, accostarsi ai tavoli è un’esperienza sorprendente che può far girare per il mondo senza mai lasciare la sedia.
L’inaspettato arriva con la carta dei vini, che si compone di ben 700 etichette provenienti da ogni angolo della Sicilia, dai territori italiani più vocati al vino e dalle aree enologiche più interessanti del mondo. Un prezioso vademecum che racchiude i nomi storici del vino partendo dalle più celebri e importanti maisons francesi fino alle remote produzioni di chicche e introvabili dalla Nuova Zelanda, Cile, Israele, Ungheria, Sud Africa. Il merito di tanto potenziale e accurata selezione è di Giuseppe Costa, che scrive personalmente la carta dei vini e studia gli abbinamenti con i piatti del menù. Alla prima lettura della carta emerge un certo gusto per le sfide: complessi, macerati e vini naturali ricorrono spesso. Fra i vini siciliani, ci sono diverse espressioni dei vitigni autoctoni dell’isola provenienti da terroir differenti: Nonna Aurelia il Carricante di Siciliano, Cinque Inverni di Possente, il macerato di Modus Bibendi, il Vignammare di Barraco, il Pas Dose’ blanc de blancs di Alessandro Viola e poi Filippo Rizzo azienda Lamoresca ed Aldo Viola. C’è poi la complessa arte dell’abbinamento che per Giovanna e Giuseppe è qualcosa a metà tra l’istinto e il piacere.
Insomma, mangiare al Cavalluccio Marino vale un viaggio a Lampedusa, magari prenotando una camera nell’hotel annesso con vista su Cala Croce!