E’ stata un vero e proprio viaggio emozionante la degustazione che si è tenuta lo scorso 6 aprile nei locali del “Four Points By Sheraton” di Aci Castello, nel Catanese. L’evento, organizzato dalla Fondazione Italiana Sommelier e voluto fortemente dalla vicepresidente FIS, Agata Arancio, con il presidente FIS per la Sicilia, Paolo Di Caro, e da Valeria Lopis, giornalista e conduttrice dell’incontro, ha incuriosito ed intrigato i partecipanti non solo per gli assaggi di vini pregiati, ma anche per i racconti di vita isolana. Un percorso di ricordi enoici, commentati dalla scrittrice friulana Simonetta Lorigliola che, per l’occasione, ha presentato il suo libro “Eolie enoiche – Racconti di vini, di isole, di vignaioli sensibili alla terra”.
Un libro nato dal cuore, e non su commissione, come le piace ricordare. Un amore a prima vista per l’arcipelago delle Eolie, che ha fatto sì che vi ritornasse spesso per catturare le emozioni e far rivivere, attraverso i racconti, quella sensibilità che la gente del luogo sa esprimere per la propria terra.
Ed è stata proprio la sensibilità del produttore Antonino Caravaglio, ospite della serata, a rendere l’incontro particolarmente affascinante. L’umiltà che lo contraddistingue e l’attaccamento alla sua isola, Salina, è tangibile. I valori, ereditati dai genitori, hanno fatto brillare i suoi occhi, a tratti lucidi per l’emozione. Il suo obiettivo, sin da giovanissimo, era quello di creare qualcosa che lo ancorasse ancora di più a quella piccola macchia verde circondata dal mare blu.
Ed è così che è iniziato il suo percorso.
Subito dopo il diploma, ha proseguito i suoi studi in Agraria alla Facoltà di Catania, per poi rientrare, al termine del percorso universitario, nella casa dove un grande progetto di sostenibilità lo aspettava. Tra i primi a scommettere su una coltivazione biologica e tra i primi a produrre la Malvasia in una nuova versione: secca.
Un passo sempre avanti, un uomo attento all’evoluzione del mercato, curioso di sperimentare nuovi vini, quegli stessi vini che sono stati serviti al pubblico di enonauti in anteprima.
Le etichette in degustazione, raccontate da Agata Arancio, sono state:
Infatata 2021: 100% Malvasia. Un cru la cui produzione è sull’Isola di Salina nel vigneto di Tricoli, versante Nord. E’ un cavallo di battaglia; difficilmente si riesce a mettere giù il calice. L’aromaticità è presente, il bouquet richiama fiori bianchi, note agrumate, erbe aromatiche.
La freschezza lo contraddistingue e nel calice limpidezza e luce sono in piena armonia. Difficilmente si dimentica questo vino!
Occhio di terra 2021: 100% Malvasia. Uve bianche macerate.
La macerazione si protrae per 10 giorni sulle bucce e la fermentazione si completa sulle fecce fini. Il colore oro brillante è il primo impatto; seguono profumi delicati, che aumentano di intensità dopo qualche minuto, fino a sprigionare sentori di frutta, delicate erbe mediterranee. Avvolge il palato.
Palmento di Salina 2021: 60% Corinto e altri vitigni (nerello, calabrese e perricone). Il colore potrebbe far pensare a un rosato piuttosto intenso, ma si tratta invece di un rosso gentile! Un vino ruffiano, ammaliante; la scelta della bottiglia trasparente è un’esaltazione del colore delle marasche. Le stesse marasche si incontrano dopo il primo sorso: una freschezza accentuata, che invita al secondo calice.
Scampato 2019: Corinto in purezza. Se la Malvasia trova la sua dimora migliore a Salina, a Lipari il Corinto manifesta la sua massima espressione. Piante pre-fillossera, produzione di uva per ceppo poco più di 700 grammi. Una produzione esigua: appena 800 litri. Una vera chicca! L’eleganza di questo vino induce a pensare, a riflettere su un invecchiamento sorprendente. Scampato, appunto, alla fillossera, sorprende oggi i palati più raffinati: non poteva avere un nome più azzeccato!
Malvasie delle Lipari 2019: 95% Malvasia delle Lipari e Corinto per la restante parte. Qui siamo di fronte a una Diva, un mito pluripremiato. Raccolta delle uve a fine agosto, con selezione manuale degli acini migliori, per proseguire poi con il rito dell’appassimento sui cannizzi per 25-30 giorni. L’esposizione delle uve al sole richiede molta attenzione: mai esposte nelle ore più calde; si rischierebbe di rovinare gli acini. E’ il vino più rappresentativo del produttore Caravaglio, che ha iniziato proprio con un classico: il passito. Elencare i sentori percepiti, proprio tanti, è stata un’impresa ardua: miele, fichi secchi, datteri, nocciole, note di vaniglia. E cosa dire del colore? E’ come trovare un raggio di sole dentro il calice.
L’invito a degustarli, dunque, è d’obbligo.
E leggere “Eolie enoiche” sarà davvero una sorpresa!