Chiara Becchimanzi: dissacrante e colta con la sua “Terapia di Gruppo”

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Se andiamo a sbirciare il suo curriculum su Internet, il Siciliano è messo tra i “Dialetti” che l’attrice, comica, regista, autrice… conosce, assieme a Napoletano e Romanesco, e poi anche a un po’ di Toscano, Pugliese e Umbro-Marchigiano, ma solo come imitazione. Ma no, Chiara! Il Siciliano è una lingua!!! Vabbè, anche questa la prendiamo come una delle sue freddure, perché in realtà Chiara Becchimanzi è una persona molto colta. Almeno questa impressione ci ha dato nel suo recente spettacolo andato in scena al Centro culturale ZO di Catania, con “Terapia di gruppo”.

Spassoso? Sì, quando leggi il titolo e decidi di andare a vederlo. Poi, una volta in sala (sarà stato anche l’eccessivo caldo arrivato precocemente in città!), ti piglia un’ansia! Già, perché in quella “terapia di gruppo”, il gruppo ti accorgi di essere tu: tu pubblico, tu spettatore, tu che pensavi semplicemente di osservare, guardare, criticare… E beh, questa pandemia ci ha proprio abituati male! Spalmati due anni sul divano di casa, anche mentre eravamo in smart working, bruttissimo termine inglese per dire che sgobbavamo da casa, senza più orari sindacali da rispettare, dalla cintola in su tutti perfetti ed eleganti in giacca e cravatta e poi, dalla cintola in giù, mutande, calzini e pantofole, tanto non eravamo inquadrati dalle web cam.

Ha scavato anche (e soprattutto!) in questi due anni la brava Chiara. Che è brava lo ha ampiamente dimostrato nel corso della sua intensa carriera, in cui ha calcato importanti palcoscenici, e anche adesso che la vediamo nel film con la regia di Claudio AmendolaI cassamortari”, con un cast d’eccezione, tra cui Massimo Ghini e Gian Marco Tognazzi. Ma è stato lo spettacolo di Catania, facente parte del suo tour 2022, che ci ha dato la possibilità di incontrarla anche dopo, confermando tutta la sua ironia unita alla sua intelligenza.

Chiara, non siamo stati facili come pubblico, noi catanesi, vero?
“Non tanto. Siete stati più trattenuti e timidi. Ma ci può stare come reazione. Dipende anche dal contesto in cui si svolge lo spettacolo”.
È stata la tua prima tappa in Sicilia?
“No, in realtà sono già stata a Comiso, a Caltanissetta e a Siracusa. Tempo fa, poi, anche a Palermo e Messina. Diciamo che in Sicilia gioco un po’ in casa, perché ho varie conoscenze e anche qualche parente”.
La tua commedia, sicuramente intrisa di cultura, appare comunque semplice. Ma non lo è. A tratti sembri dissacrante, ma dopo questi due anni cosa è rimasto realmente di sacro?
“Secondo me l’empatia è sacra, intendo il valore di quella relazione imperscrutabile e magica che si crea tra le persone al di là del fatto che si conoscano o meno. Quel sentire un po’ precognitivo, prerazionale, che ci fa capire che siamo tutti e tutte persone. Almeno questo in teatro non si è perso, anzi. Dipende dai pubblici, c’è chi ha più voglia di instaurare quel contatto e c’è chi preferirebbe guardarti come se tu fossi in televisione”.
Terapia di gruppo: già dal titolo tiri in ballo il pubblico. Non è rischioso questo per un comico o una comica?
“Sì, è molto rischioso, ma non amo mai le cose troppo facili, perché ho un problema: dover dimostrare anche a me stessa che ce la posso fare, dunque mi interessa di più provare a scoprire le persone che ho davanti e cercare di entrare io nel loro mondo, usando strategie di volta in volta di mestiere. Oggi, ad esempio, ho visto che funzionava di più insultare il pubblico e ho continuato a farlo”.
Ah, grazie! (Chiara ride…) A prescindere dai cavalli?
“Sì, ho scoperto oggi che li amate anche a tavola, qui è pieno di polpette di cavallo. Ci sono pubblici, invece, che non amano essere insultati”.
Durante lo spettacolo hai fatto molti riferimenti alle giovani e giovanissime generazioni, praticamente il nostro futuro: bambini e ragazzini e la loro educazione e formazione. Sei realmente impegnata nel mondo infantile o adolescenziale?
“Sì, per molti anni ho lavorato in tutte le scuole di ogni ordine e grado: licei, medie, materne, come insegnante di teatro. Dopo la pandemia, ho tenuto solo un corso in una materna. L’arma dell’ironia è importante anche con loro, anche se ad esempio all’inizio nelle materne mi guardano come se fossi un Teletubbies gigante. Bisogna stare molto attente e attenti, deve sempre essere una ironia condivisa e che non vada mai a schernirli”.
Quanti testi nuovi c’erano stasera?
“Quello sui disturbi alimentari è completamente nuovo. Il pezzo dell’ansia e del cortisolo, no. Oggi non ne ho fatti tanti di nuovi, ma sono andata per altri lidi”.
Questo spettacolo avrebbe funzionato nel 2019?
“Sicuramente sì, alcuni pezzi infatti li avevo già eseguiti quell’anno. Ma c’è una netta differenza nel modo di assistere. Io due ore a blaterare e voi due ore seduti al caldo con una mascherina in faccia. Già questo è tanto per me, non ti so dire se siamo peggiorati o no, non siamo più abituati a stare due ore a guardare uno o una che parla, a casa potevate alzarvi e andare in bagno. Per me è già un regalo avervi qui. Il livello di cultura generale del Paese, però, è un po’ sceso. Pensa alla battuta sul quadro di Füssli…”
Chiara, guarda che nel quadro che hai citato c’è anche un cavallo. A Catania ce lo mangiamo.
(Ridiamo entrambi!). “Poi ti verso la Siae, se ripropongo la battuta”.
Ma in Italia, siete rimasti solo i voi comici e comiche a dire la verità? O a dire quello che pensate?
“Ma qual è la verità? Ognuno e ognuna si crea la sua verità e la può sbandierare. Invece, secondo me c’è un sacco di gente che parla e gli dà fiato. Il problema è che la dice anche su cose di cui non sa nulla. I comici devono riflettere molto bene su quello che devono dire per fare ridere, devono sapere ciò di cui parlano. Invece molti, soprattutto sui social, urlano la propria verità. Noi, di ciò che non conosciamo, non parliamo”.
Che novità ci puoi annunciare per l’immediato tuo futuro artistico?
“Intanto sto lavorando a questo tour e sto scrivendo uno spettacolo completamente nuovo, per un nuovo tour in Italia. E poi, una serie di cose in cantiere da autrice, vorrei trasformare il mio libro in una serie tv. Altri progetti, ma un po’ per scaramanzia… (ride!) me faccio li cazzi mia…”

AUTOREAntonio Iacona
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